giovedì 10 dicembre 2015

Case popolari: da San Siro al Giambellino. “Invasioni di campo"?



Il tema delle case popolari, comunque lo si voglia girare, resta sempre problematico e, almeno questa è l’impressione, rimane affrontato secondo vecchie logiche: quelle che, nei fatti, non hanno certo contribuito a risolvere i problemi, ma semmai a crearli. Però, c’è anche qualcosa di nuovo.
Da questo punto di vista, interessante è il seminario internazionale Pratiche, significati e politiche della casa del 9-11 dicembre al Politecnico di Milano a cura di Tracce Urbane in collaborazione con Dastu–Politecnico di Milano (Progetto ForRent), Docucity, Associazione Dynamoscopio, Gruppo di ricerca Mapping San Siro  (info: www.tracceurbane.it). Oltre alle sessioni “in aula” – Movimenti per la casa: discorsi e azioni;  Politiche della casa e pratiche dell’abitare; Casa e città: pratiche dell’abitare e processi di home-making nella vita quotidiana – anche quelle “in campo” al I° Quartiere Operaio Umanitaria in Solari, all’Housing sociale di via Cenni al Vercellese, allo Spazio di Mutuo Soccorso in Stuparich.
SAN SIRO Anche il Quartiere Aler San Siro sarà luogo di incontro e confronto. Qui è utile ricordare che in uno spazio commerciale da tempo in disuso di 30mq, reso disponibile da Aler in Via Abbiati 4, da quasi due anni c’è una presenza fissa del Politecnico. Si tratta di Mapping San Siro, luogo di “didattica sul campo” coordinato da Francesca Cognetti del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani, per mettere le competenze universitarie al servizio della città, portando gli studenti fuori dall’Università. 
E’ una nuova luce nel quartiere, che studenti e docenti hanno provveduto a riattare, tinteggiare ed arredare con materiale di recupero. Poi, ci hanno messo anche delle grosse fioriere, recuperate anche quelle. E le fioriere sono state un po’ un banco di prova con i residenti che, dapprima, si sono mostrati scettici sulla durata, preoccupati da possibili vandalismi, mentre adesso portano e curano fiori e piante.
Allora, questa è l’evidenza che le Università milanesi – facendo la propria attività didattica – possono aiutare Milano e ridestare le energie sopite degli abitanti. L’inizio c’è, ma agli studenti e docenti di Architettura potrebbero associarsi quelli di Sociologia ed anche di Giornalismo, coinvolgendo non decine, bensì migliaia di studenti “sul campo”. Li aspettiamo!!!
GIAMBELLINO Anche al Giambellino c’è stata una iniziativa innovativa con il progetto di “rammendo delle periferie” realizzato dal gruppo G124 promosso dal Senatore a vita Renzo Piano (www.renzopiano g124.com) presentato al quartiere lo scorso 7 novembre con un’articolata serie di iniziative. Il progetto è il risultato di un anno di lavoro del gruppo, costituito da quattro giovani “architetti condotti” (Matteo Restagno, Alberto Straci, Francesca Vittorelli e Chiara Valli) accompagnati nel ruolo di tutor dagli architetti Ottavio Di Blasi e Marco Ermentini (https://vimeo.com/146788777). Operando dal basso è possibile migliorare la qualità dei quartieri attraverso interventi di “rammendo” e progetti di “innesto” che non hanno bisogno di grandi finanziamenti e di grandi progetti di pianificazione, favorendo il lavoro degli artigiani locali.
Intanto, Comune di Milano, Regione Lombardia e Aler hanno previsto un investimento di 85 milioni nel quartiere Giambellino-Lorenteggio per riqualificazione degli stabili, interventi di ecoefficientamento degli edifici pubblici, illuminazione pubblica, avvio di imprese sociali, sostegno ai soggetti in difficoltà economica e Laboratorio di quartiere.
INVASIONI Dicevamo che il tema delle case popolari rimane affrontato secondo vecchie logiche. Poi, l’impressione è che i contributi “innovativi” siano visti come delle “invasioni di campo”. Invece, bisogna andare verso la “progettazione partecipata”, anche nel solco della recente esperienza di “Bilancio partecipativo” promosso dal Comune di Milano, anche se i 9 milioni resi disponibili sono lo 0,3% del Bilancio annuale del Comune.

mercoledì 2 dicembre 2015

Doposcuola: ripartenza difficile?



Dopo tre mesi dall’avvio dell’Anno scolastico, è ormai ripresa a pieno ritmo anche l’attività dei “Doposcuola”, attività di sostegno scolastico ai più piccoli - ma anche di integrazione - ben presente a Milano, con almeno 140 iniziative, radicate soprattutto nei quartieri delle nostre periferie (ma sarebbe necessario un censimento complessivo) , frequentate da circa 10.000 studenti, in particolare delle scuole elementari e medie.
CONDIZIONE MINORILE
Peraltro, il tema doposcuola non può essere scisso dalla situazione della condizione minorile milanese. Un indicatore? I minori (0-18 anni) in carico al Servizio Sociale della Famiglia del Comune di Milano sono 16.167 (sedicimilacentosessantasette!!!): 339 in Zona 1, 1911 in Zona 2, 1003 in Zona 3, 2310 in Zona 4, 1329 in Zona 5, 2352 in Zona 6, 2277 in Zona 7, 2036 in Zona 8, 2610 in Zona 9.
A tale proposito, va considerato il fenomeno della cosiddetta “dispersione scolastica”, cioè quell’insieme di processi attraverso i quali si verificano ritardi, rallentamenti e abbandoni nello svolgimento o nell’inserimento nel circuito scolastico. Nello specifico, l’Italia (dati 2012) è tra le peggiori d’Europa: lasciano i banchi il 17,6% di alunni contro la media Ue del 12,7%. Per venire a casa nostra, la Lombardia ha un tasso di abbandono scolastico del 18,5%!   
ZONA 7 – 27 DOPOSCUOLA
E’ in tale contesto che lo scorso 27/10 si è svolto il Convegno “Doposcuola: difficile ripartenza?”, promosso da Associazione Giovani e Famiglia, che da 15 anni gestisce un doposcuola in quel di Baggio, frequentato da circa 120 ragazzini delle scuole elementari e medie.


Quale copromotore del convegno, il Centro studi ConMilanoOvest ha condotto una specifica ricerca nella Zona 7, censendo 27 doposcuola, promossi da molteplici soggetti, dalle parrocchie al volontariato alle cooperative, che operano anche in collegamento con le realtà scolastiche del territorio, come evidenziato da Delia Di Stasi, referente dei Servizi agli studenti dell’ICS Iqbal Masiq. 
Ma, i “doposcuola”, che trovano un generale apprezzamento per la positiva ricaduta sociale, non raramente si sentono un po’ in solitudine, con non pochi problemi da affrontare. Quasi che l’attività svolta non sia a beneficio della città e che, di converso, la città non abbia una concreta responsabilità, a partire dalle istituzioni.
DIMENSIONE “POLITICA”
Peraltro, come sottolineato da p. Eugenio Brambilla, responsabile di Caritas Milano e della Scuola popolare “I care”, è necessario che anche i doposcuola maturino una dimensione “politica” del loro ruolo sul territorio, anche promuovendo un confronto con le istituzioni, rispetto alle iniziative messe in campo ed ai relativi bisogni. Perché occorre un ripensamento delle “politiche”, migliorando i criteri di utilizzo delle risorse, spesso ancorati a criteri del passato, non più adeguati alla realtà attuale.