di Walter Cherubini - Centro studi ConMilanoOvest-CPM
Per anni,
forse lustri, comunque da troppo tempo, le mura esterne del complesso
scolastico “Vittorio Veneto” e “Ettore Conti” che affacciano su
Piazzale Zavattari, ovest di Milano, lungo la Circonvallazione 90/91, sono state un esempio di degrado ed
abbandono, sfregiate come troppi altri edifici pubblici e privati della nostra
città.
Invece, da
qualche settimana, queste stesse mura hanno assunto un nuovo decoro, un nuovo
volto, una nuova “voce”.Infatti, grazie al progetto di arte urbana “Talking Walls”, i muri delle due scuole
hanno iniziato a “parlare” a tutti noi, attraverso un murale di 600 mq, espressione
di quanto, giorno dopo giorno, da 60 anni, viene insegnato, imparato e vissuto
dietro a quelle mura.
Talking
Walls è il frutto di un percorso che, dallo scorso mese di ottobre, ha
impegnato il Collettivo Orticanoodles,
celebre firma della street art milanese, ma che ha visto protagonisti, con la modalità
“alternanza scuola-lavoro”, 60 studenti
dei due istituti, in tutte le fasi del lavoro. Prima, partecipando al
laboratorio creativo che ha determinato la scelta del tema “Scienza e fragilità” e dei relativi testimoni e, poi,
passando alla preparazione delle matrici ed al lavoro pittorico in esterno.
Ciò
ha consentito “agli studenti di vivere
un’esperienza progettuale unica attraverso un format coinvolgente e faticoso,
che ha allenato le potenzialità dei partecipanti in termini di espressività,
ingegno e applicazione per il bene comune”. Infatti, lo spirito del
progetto è parimenti creativo e civico. Tenere conto del contesto del
quartiere, studiare la gamma di colori dello scenario urbano, nonché il modo in
cui le persone usano lo spazio pubblico lungo le mura. Insomma,”la complessità di una progettazione urbana”.
Così, Talking
Walls è un dono sia per gli studenti, sia per i cittadini, che possono
finalmente vedere degli spazi pubblici riqualificati con i volti di dieci
studiosi e scienziati (Adams, Breille, Capecchi, Fleming, Gallo …), che
guardano il nostro passare e ci invitano a leggere alcuni loro scritti.
Un po’ quello che da qualche anno accade nel borgo di Figino, dove il muro di cinta dell’Istituto scolastico Figlie di Betlem racconta la storia de “Il piccolo principe”.
Ma, Talking Walls è il risultato di un articolato impegno avviato nel 2015 da scuola ed istituzioni, che si è potuta realizzare anche per il fondamentale apporto della Fondazione Arrigo e Pia Pini.
In particolare, la Fondazione ha operato e opera attraverso l’attivazione di innovativi progetti di fundraising, sostenendo iniziative a favore dell’inclusione sociale di bambini e ragazzi con disabilità e patologie croniche. Poi, importante è stato il contributo tecnico di Cromology Italia.
Un po’ quello che da qualche anno accade nel borgo di Figino, dove il muro di cinta dell’Istituto scolastico Figlie di Betlem racconta la storia de “Il piccolo principe”.
Ma, Talking Walls è il risultato di un articolato impegno avviato nel 2015 da scuola ed istituzioni, che si è potuta realizzare anche per il fondamentale apporto della Fondazione Arrigo e Pia Pini.
In particolare, la Fondazione ha operato e opera attraverso l’attivazione di innovativi progetti di fundraising, sostenendo iniziative a favore dell’inclusione sociale di bambini e ragazzi con disabilità e patologie croniche. Poi, importante è stato il contributo tecnico di Cromology Italia.
Ma, a
settembre, i muri parleranno anche in Largo
Balestra, con il progetto dedicato a riqualificare la palazzina di proprietà
Comunale, dove da trent’anni svolge servizio l’Associazione “Handicap…su la testa!”.
Ma, tanti altri muri aspettano di essere rigenerati, di uscire dal degrado. L’invito è per tutti.
Ma, tanti altri muri aspettano di essere rigenerati, di uscire dal degrado. L’invito è per tutti.
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